Una veste bianca di luce per l’Estate (nel Solstizio)
Arte, Asciano
“Solstizio” dal latino solstĭtĭum (composta da sōl, «Sole» e sistĕre, «fermarsi»):
l’istante nel quale il Sole cessa di alzarsi sopra l’equatore celeste e pare si fermi per poi riabbassarsi
Il solstizio d’estate segna il giorno più lungo dell’intero anno, quello in cui il sole si trova in una posizione tale da garantire alla Terra il maggior numero di ore di luce possibili. Per molti popoli, fin dall’antichità, questo giorno ha simboleggiato l’inizio di una fase di passaggio importantissima, legata ai cicli di rinascita, nel quale si celebrava in particolare la potenza del sole e della luce: per questo, nel mondo pagano e nei riti legati alla stagionalità, il fuoco con la sua forza purificatrice è uno degli elementi propiziatori più importanti.
Le erbe e i fuochi
Durante i giorni dal solstizio d’estate, i contadini accendevano falò come segno di purificazione e buon auspicio in omaggio al sole che, dal suo massimo, si apprestava a una lunga discesa fino al declino con l’avvento del solstizio d’inverno. Tra le erbe più note si raccoglievano l’iperico (erba di San Giovanni), l’artemisia (erba dedicata a Diana-Artemide) e la verbena (protettiva). Durante la vigilia del Solstizio, si gettavano nel falò alcune di queste erbe per scacciare la malasorte.
Grandi fuochi accesi nei campi caratterizzano anche la lunga notte in cui si celebra la nascita di San Giovanni Battista, che ricorre il 24 giugno e che fu introdotta dal Cristianesimo innestandosi sui preesistenti culti solari pagani che caratterizzavano i giorni solstiziali. I culti della fertilità e della purificazione segnavano l’inizio del periodo del raccolto ed è per questo che molti artisti, che si sono cimentati nell’allegoria delle stagioni, hanno conferito all’Estate degli attributi ben precisi.
A Palazzo Corboli
Nello splendido ciclo pittorico che decora la Sala delle Stagioni del Palazzo Corboli di Asciano, realizzata alla fine del Trecento dai due artisti senesi Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero, la figura femminile dalla veste bianca rappresentata l’Estate: in una mano tiene la falce, utilizzata per la mietitura, mentre nell’altra i frutti del raccolto estivo, un mazzo di spighe di grano e una treccia d’aglio. Nella volta della sala, dai tondi sullo sfondo azzurro, si affacciano altre tre figure, personificazioni della Primavera, dell’Autunno e dell’Inverno, ognuna riconoscibile anche da lunghe iscrizioni in volgare.
Impossibile non notare il richiamo al più famoso ciclo di affreschi che Ambrogio Lorenzetti dipinse della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena, anche conosciuto come Buon Governo.
[credit: L’Estate, Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero, Sala delle Stagioni, Museo Palazzo Corboli, Asciano – Foto Lensini.
Qui sotto: La raffigurazione dell’Estate – Ambrogio Lorenzetti, Sala dei Nove, anche detta del Buon Governo, Palazzo Pubblico di Siena]