San Giuseppe tra regali, dolci ricordi e frittelle di riso!
Arte, Montalcino, Montepulciano, Pienza, FMSlurp
Colui che genera un figlio non è ancora un padre,
un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno.(Fëdor Dostoevskij)
Auguri a tutti i papà d’Italia e tutti i “babbi” toscani… tra regali, dolci ricordi e frittelle di riso di San Giuseppe!
Ma perché la Festa del Papà si celebra proprio il 19 marzo? E perché a questa festa sono legati i dolci che, con alcune piccole varianti e nomi diversi, accomunano tante regioni d’Italia?
In realtà, anche se oggi si festeggia quasi in tutto il mondo, non esiste un’unica data condivisa e ogni Paese la declina in base alla propria storia e alle tradizioni.
In Italia, e in generale nei paesi a tradizione cattolica, la festa del papà cade il 19 marzo perché, secondo la credenza, è il giorno in cui morì San Giuseppe, padre putativo di Gesù. I primi a celebrare la festa furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399, ma fu Papa Sisto IV nel 1479 a inserire la festività nel calendario romano. Come simbolo di figura paterna e modello di vigilanza e provvidenza, nel 1871 la Chiesa proclama San Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale.
San Giuseppe (il “babbo” per eccellenza) nelle opere d’arte
Un crescente interesse per la figura del Santo e le sue prime rappresentazioni risalgono al Medioevo: si tratta però di immagini standardizzate, dove Giuseppe è sempre raffigurato anziano e addormentato. Gli artisti lo ritraggono nell’atto di dormire perché è l’uomo che riceve in sogno i comandi di Dio e lo caratterizzano con i connotati della vecchiaia per non far dubitare che Gesù potesse essere figlio del Signore invece che suo; preoccupati di non suscitare questa errata credenza, quasi sempre lo raffigurano anche fisicamente distante da Maria.
La svolta iconografica
La vera svolta teologica, e di conseguenza iconografica, risale invece all’istituzione della festività da parte di Papa Sisto IV: a partire da questo momento la figura del Santo prolifera nelle opere d’arte, divenendo addirittura centrale in alcune Natività. Ad esempio, nelle Sacre famiglie cinquecentesche dipinte da Marco Pino e dal Sodoma, custodite nel Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra di Montalcino e nel Museo Civico Pinacoteca Crociani di Montepulciano, Giuseppe è raffigurato dietro la Madonna e il Bambino con sguardo tenero, in veste di protettore e custode del nucleo familiare. Lo stesso atteggiamento di dolce protezione si può cogliere anche nel delicato dipinto “Riposo nella fuga in Egitto” di Fra Bartolomeo, conservato a Palazzo Borgia- Museo Diocesano di Pienza.
Da falegname a “friggitore”
Secondo una leggenda di matrice cristiana San Giuseppe, dopo la fuga in Egitto, avrebbe affiancato al mestiere di falegname quello di friggitore e venditore di dolci per mantenere la sua famiglia in terra straniera. È questo il motivo per cui in molte regioni d’Italia, in occasione di questa ricorrenza, si preparano dolci in particolare bignè, zeppole, ciambelline, frittelle di riso e uvetta. Nel periodo che coincide con il carnevale e che culmina nel giorno di San Giuseppe, un profumo inconfondibile inonda anche le strade di Siena: quello delle frittelle di riso, bollenti e profumate di arancia e di tradizioni dal sapore antico.
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Qui sopra: Sodoma, Sacra Famiglia con San Giovannino (inizi del quarto decennio del ‘500)- Museo Civico Pinacoteca Crociani di Montepulciano.
In copertina: Fra Bartolomeo, Riposo nella fuga in Egitto (1516 circa) – Palazzo Borgia- Museo Diocesano di Pienza.