Sulle orme di San Bernardino, il predicatore più amato
Arte

Il 20 maggio si celebra San Bernardino, uno dei predicatori più amati ed efficaci di tutti i tempi: celebri sono le infervorate prediche che tenne a Siena, in Piazza del Campo, per 45 giorni a partire dal 15 agosto 1427 su richiesta dei Signori del Comune. Da Buonconvento ad Asciano fino a Montalcino, il Santo è raffigurato in molti capolavori racchiusi nei musei delle terre di Siena.
Nella prima metà del ’400, ovunque, per le città d’Italia, apparisse la scarna piccioletta figura di un francescano senese, il popolo traeva in massa ad ascoltarne la viva parola, e perché non sempre le chiese bastavano a contenere la moltitudine, accadeva che “il Predicatore della virtú e della pace” parlasse nelle aperte piazze per emendare i vizi e gli odî profondi di quei cittadini che pur tanti e cosí preziosi tesori di bene e di giustizia serbavano nell’animo.
– Novellette ed esempi morali di S. Bernardino da Siena –
Nato a Massa Marittima l’8 settembre 1380 dall’aristocratica famiglia degli Albizzeschi, Bernardino rimase orfano giovanissimo e trascorse la sua infanzia a Siena, cresciuto da due zie. Aveva 20 anni quando la città, nel 1400, fu colpita dalla grande epidemia di peste e, abbandonati gli studi per dedicarsi alla cura degli ammalati, rimase lui stesso contagiato. Il ricordo della malattia e la miracolosa guarigione furono per lui segnali inequivocabili: così, l’8 settembre 1402 entrò nell’Ordine dei frati Minori scegliendo al suo interno la famiglia più rigorosa, quella dell’Osservanza.
Evangelizzatore e predicatore instancabile
San Bernardino rimane uno dei predicatori più amati e più efficaci di tutti i tempi. A partire dal 1417 cominciò un’intensa attività evangelica percorrendo a piedi l’intera Italia centro-settentrionale e riscuotendo in ogni tappa un incredibile successo: in occasione dei suoi sermoni le piazze si riempivano e i fedeli affluivano anche dai paesi vicini per ascoltarlo. Celebri sono le infervorate prediche che Bernardino tenne a Siena, in Piazza del Campo, per 45 giorni a partire dal 15 agosto 1427 su richiesta dei Signori del Comune: furono alzati un altare e un pulpito, tra le due finestre del Palazzo Comunale, per permettere a tutti di ascoltarlo. Si rivolgeva alle masse con un linguaggio semplice, per farsi comprendere usava racconti, parabole, aneddoti; sceglieva inoltre argomenti riferiti alla realtà concreta della società sua contemporanea, come dimostra la particolare attenzione che riservava anche agli aspetti economici della vita dei credenti.
La devozione al nome di Gesù

San Bernardino con due angeli, Sano di Pietro (metà XV secolo) – Museo Civico e Diocesano di Montalcino
La sua predicazione determinò un deciso rinnovamento per la Chiesa e per il movimento francescano. Nelle sue prediche egli insisteva costantemente sulla devozione al Santissimo Nome di Gesù e a lui si deve l’utilizzo e la diffusione del trigramma del suo nome: al termine dei suoi sermoni venivano fatte baciare ai fedeli delle tavolette di legno, colorate in oro e azzurro, con un sole raggiato al centro del quale campeggiavano le lettere JHS, abbreviazione di “Jesus hominum salvator” (Gesù salvatore degli uomini).
Questo emblema divenne presto celebre e diffuso non solo a Siena, dove campeggia solenne sulla facciata del Duomo e del Palazzo Pubblico (ad opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro); lo si ritrova in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato. Nel 1444, per quanto seriamente malato, si recò a L’ Aquila anche per tentare di riconciliare due fazioni che si stavano sanguinosamente affrontando. Qui morì il 20 maggio ma la sua opera di pacificazione continuò anche dopo la morte: si racconta, infatti, che il suo corpo dentro la bara cominciò a versare sangue e il flusso si arrestò soltanto quando i cittadini dell’Aquila si rappacificarono.
La figura di San Bernardino nell’arte
Bernardino fu proclamato santo da Niccolò V nel 1450, appena sei anni dopo la morte. L’ordine dei Francescani volle subito promuoverne la figura come esempio di fede e devozione cristiana. L’immagine del Santo, rappresentato con la testa calva e il volto emaciato mentre regge una tavoletta con il monogramma di Cristo, è seconda solo a quella di San Francesco, nei dipinti destinati ai luoghi di culto francescani o in quelli commissionati dai tanti devoti che subito ebbe.

Madonna delle Grazie, Matteo di Giovanni (1458-1460) – Museo Civico Archeologico e d’Arte Sacra Palazzo Corboli di Asciano
San Bernardino nei musei senesi
Esplorando i musei senesi è facile “imbattersi” in tavole ed opere commemorative che lo raffigurano. Lo troviamo ad esempio nello scomparto laterale della Madonna delle Grazie dipinta da Matteo di Giovanni nel 1458-1460 ed esposta al Museo Civico Archeologico e d’Arte Sacra Palazzo Corboli di Asciano. Lo troviamo anche nella Madonna e il Bambino tra San Bernardino e SantaCaterina da Siena nel Museo d’Arte Sacra di Buonconvento e nel San Bernardino con due angeli conservato presso il Museo Civico e Diocesano di Montalcino, entrambe realizzate verso la metà del XV secolo dal pittore senese Sano di Pietro che fu uno dei più autorevoli iconografi del nuovo Santo, essendo stato fra coloro che potevano serbare un ricordo preciso della sua fisionomia.

Madonna e il Bambino tra San Bernardino e Santa Caterina da Siena, Sano di Pietro (metà XV secolo)- Museo d’Arte Sacra di Buonconvento
In città
Una tappa d’obbligo sulle orme del frate senese, infine, è l’Oratorio di San Bernardino, un luogo dall’atmosfera magica e sospesa. Qui, il soffitto della sala d’ingresso, con La Madonna che protegge Siena, San Bernardino e Santa Caterina di Arcangelo Salimbeni e Francesco Vanni, è interamente circondato da lunette dedicate alla vita di San Bernardino, alla cui realizzazione parteciparono Ventura Salimbeni, Rutilio Manetti e molti altri artisti della prima metà del Seicento.