Pasqua nei musei senesi: i racconti e i segreti delle opere d’arte
Arte, Asciano, Montalcino, Siena, FMSeason
La Pasqua porta con sé numerose opere d’arte che raccontano i temi della Passione di Cristo. Scopriamole con un viaggio tra i musei senesi!
«Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto. […]
La vita sulla terra è dolorosa, ma è anche gioiosa:
mi sovvengono i piccoli dell’uomo, gli alberi, gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco?
Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte, tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna».Mario Luzi, La passione
La Settimana Santa scandisce le tappe della liturgia fino a Pasqua. Dalla Passione, che libera l’uomo dal peccato originale, fino alla Resurrezione, rivelazione del destino dell’umanità in attesa del Giudizio Universale.
La Pasqua è la principale festività cristiana e proprio per questo motivo, nei secoli, tutti i più grandi interpreti dell’arte occidentale si sono confrontati con gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù. L’Ultima Cena, quindi, ma anche la meditazione nell’orto del Getsemani, la Passione, fino alla Morte in Croce e la Resurrezione.
Sulle tracce della Pasqua: arte nei musei senesi
Dalle Crete, alla Valdorcia, fino al cuore di Siena. Sono moltissime le opere ispirate al periodo pasquale che ripercorrono gli episodi salienti dell’ultima parte della vita di Cristo, in una lunga narrazione visiva caratterizzata da un messaggio di fede collettivamente condiviso.
Al piano terra di Palazzo Corboli ad Asciano si conservano alcuni frammenti di affresco con Storie della Passione provenienti dalla chiesa di San Lorenzo all’ex Convento di San Francesco. Grazie agli studi di Luciano Bellosi, prestigioso storico dell’arte medievale a cui tanto deve l’Università di Siena, è stato possibile attribuirli al pennello di Jacopo di Mino del Pellicciaio intorno alla metà del Trecento. Un artista, Jacopo, che fu influenzato dai suoi illustri predecessori, Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini ma che in queste scene, purtroppo lacunose, si distingue per il carattere narrativo delle figurazioni
Il momento della Crocifissione, una delle immagini più potenti della storia, che rappresenta l’estremo sacrificio compiuto da Gesù per redimere l’umanità intera dal Peccato originale, è magistralmente scolpito da Francesco di Valdambrino, tra i più affermati “maestri di legname” del primo Quattrocento. Nello splendido Crocifisso, esposto nel Museo Civico Diocesano e d’Arte Sacra di Montalcino ma proveniente dalla chiesa di Sant’Egidio, spicca la stupenda testa di Cristo, colta nell’attimo di spirare.
Le palpebre abbassate, le guance leggermente affossate, mentre la bocca appena aperta, livida, lascia intravedere i denti accennando un’espressione teneramente amara.
La Pietà: non solo Michelangelo
Infine, una delle scene più care all’arte del nord Europa fin dal Medioevo, cioè quella della Pietà, che immortale il dramma struggente e spaventosamente umano di Maria sul corpo del figlio, steso sulle sue gambe. Questo soggetto ha conosciuto la sua consacrazione con Michelangelo, che ha trasformato la rigidezza delle figure e la severità dei volti nordici in un capolavoro di dolcezza e bellezza rinascimentali, con la sua Pietà vaticana, una delle opere d’arte più famose di tutti i tempi.
Al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Siena si conservano due versioni di Pietà, in affresco e scultura, entrambe realizzate dal poliedrico artista del Rinascimento senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta. La composizione in legno dipinto fu realizzata tra il 1448 e il 1450 per la parrocchia senese di San Donato in San Michele Arcangelo “pro sua devotione”.
Vecchietta, ispirandosi al patetismo di Donatello, enfatizza il dramma di Cristo nel corpo inarcato, quasi alterando le proporzioni, ma tratteggia nei volti un dolore composto, spezzato solo dalle lacrime perlacee di Maria.