Una Liberazione “dolce” per la città di Siena
Memoria, Siena
Alle 6 di mattina del 3 luglio 1944 Siena è libera e proprio oggi Sunto ed i suoi rintocchi ci riporteranno a quel momento. Tra il giubilo dei senesi, che le accolsero sventolando le bandiere delle Contrade, le truppe francesi entrarono da porta San Marco nella città abbandonata poche ore prima dai nazifascisti, senza che i partigiani della Brigata Garibaldi Spartaco Lavagnini riuscissero a precederle.
Il comitato di Liberazione piuttosto che la strada di un’insurrezione, peraltro difficile da attuare, aveva preferito infatti cercare un compromesso con i fascisti e i tedeschi in ritirata creando una Guardia civica con il solo compito di mantenere l’ordine per quanto possibile.
Quella di Siena fu quindi una liberazione “dolce”, senza il fragore delle cannonate e delle mitragliatrici. Del resto, fin dall’anno precedente, la città era stata eletta città ospedaliera e grazie a questo si era quasi completamente messa al riparo dai bombardamenti dell’aviazione anglo-americana e dalle distruzioni dei tedeschi.
La bellezza “risparmiata”
Ma Siena venne risparmiata anche per la sua bellezza. Si racconta, infatti, che il comandante delle truppe francesi, il generale Joseph de Goislard De Monsabert, provasse una profonda ammirazione per le inestimabili bellezze della città gotica che non dovevano, quindi, essere distrutte. E così è stato, anche se il compito venne certamente facilitato dalla fragile opposizione tedesca.
“…tirate dove volete,
ma io vi proibisco di tirare
al di là del XVIII secolo”
Questa frase, incisa nella lastra commemorativa che si trova all’ingresso di Porta San Marco, ricorda proprio l’ordine impartito al reparto d’artiglieria dal generale Monsabert, grazie al quale l’immenso patrimonio artistico della città fu salvato.
Nonostante questo epilogo, la lunga storia che ha portato alla Liberazione di Siena è costellata da moltissimi episodi di violenza, come la deportazione di cittadini ebrei catturati dai fascisti locali, i processi e le fucilazioni di alcuni partigiani e la distruzione di infrastrutture civili. Il 23 gennaio 1944, ad esempio, 25 fortezze volanti sganciarono su Siena 300 bombe, colpendo la stazione e la Basilica dell’Osservanza e causando 24 morti.
La sala della Liberazione
All’interno degli spazi delle Stanze della memoria. Percorso museale di storia del Novecento senese è possibile ripercorrere la storia cittadina di quegli anni. Il percorso museale attraversa una sala contenente una bandiera rossa che commemora i Partigiani impegnati nella lotta di liberazione del territorio senese. Prosegue, infine, nella Stanza della Liberazione dove le foto degli squarci di Siena permettono di rivivere il clima di gioia ed il senso di rinascita di quei giorni.
Credit: Lastra posta all’ingresso di Porta San Marco a ricordo della Liberazione di Siena il 3 luglio 1944 (foto da Siena News)