Giochi d’estate: un viaggio nella storia del divertimento!
Archeologia, Castellina in Chianti

“Tanta voglia di crescere per poi accorgersi che rimanere bambini è la cosa più bella che ci sia”.
Peter Pan
Estate.. tempo di vacanze, di molte ore all’aria aperta, di giochi… Già, i giochi! Semplici o fantasiosi passatempi che, come un allegro girotondo, accomunano ancora oggi grandi e piccini.
Non è esagerato affermare che quella di giocare è un’esigenza innata. Una caratteristica preziosa per la specie umana, i cui piccoli necessitano di un tempo molto lungo prima di approdare alla autosufficienza, processo che noi non potremmo affrontare senza quella spinta naturale che ce lo rende leggero e “divertente”.
Ma come giocavano i bambini nell’antichità?
In realtà utilizzavano giochi, passatempi e giocattoli molto simili a quelli di oggi. Anzi, sono proprio alcuni dei nostri giochi più amati ad avere avuto origine in Egitto, in Grecia e a Roma più di 2000 anni fa.
Ed è grazie all’archeologia se possiamo intravedere una sfera diversa della vita degli antichi, più intima e dalla sorprendente attualità: quella appunto dei bimbi, dei loro giochi e degli oggetti che li accompagnavano durante la crescita.
Uno dei primi giocattoli che i bambini ancora in fasce ricevevano era il sonaglio in terracotta, il cosiddetto tintinnabulum, spesso a forma di animaletto.
La funzione di sonaglio poteva essere svolta anche dai poppatoi, ovvero dei contenitori in terracotta con beccuccio che sono i veri e propri antenati del biberon: essi potevano contenere all’interno delle palline di terracotta o dei sassolini che, una volta esaurito il liquido, tintinnava attirando l’attenzione del neonato.
Quando i bambini crescevano si poteva giocare all’aperto, con trottole di legno, dadi in osso, sassolini e biglie di vetro colorato, o in casa con piccoli carretti e animaletti di terracotta per i maschi e vasetti in miniatura o bambole per le femmine.
Come le “Barbie” dei giorni nostri, anche queste piccole pupae, realizzate in avorio, legno e terracotta, avevano braccia e gambe snodabili e le bambine si divertivano a confezionare i loro vestitini in stoffa. La pupa era custodita gelosamente dalle ragazze fino al giorno prima delle nozze, quando veniva offerta alla divinità preferita come segno della fine della fanciullezza.
Lungo le strade, oltre al gioco della palla, del cerchio e delle corse con i carretti, era molto diffuso il gioco con gli astragali, ovvero ossicini di pecore o capre che venivano gettati in aria e dovevano essere ripresi con il dorso della mano oppure utilizzati come dadi.
Ma le vere protagoniste di molti giochi infantili erano le noci, che venivano utilizzate in alternativa alle biglie e che intrattenevano sia maschi che femmine: ogni bambino ne conservava gelosamente una certa quantità in un sacchetto con cui faceva diversi e fantasiosi giochi e, ogni volta che vinceva, ne aumentava il numero.
Per i Romani, giocare con le noci era così comune che l’espressione “lasciare le noci” (relinquere nuces) acquisì con il tempo il significato di lasciare l’infanzia per entrare nella vita adulta.
Giochi per tutti!
Come ancora oggi accade, inoltre, i reperti archeologici e le fonti antiche ci mostrano come il gioco accompagnasse tutta la vita dell’individuo e non solo le sue prime fasi: dadi e pedine erano infatti appannaggio degli adulti, che li usavano anche per il gioco d’azzardo.
Un po’ come le pedine da gioco e il dado in osso dall’abitato di Poggio la Croce (Radda in Chianti, 310-200 a.C. circa), conservati al Museo Archeologico del Chianti.
Con le pedine, per esempio, si giocava il ludus latrunculorum, cioè il gioco dei piccoli soldati. Con sedici pedine ciascuno schierate su una sorta di scacchiera, i giocatori dovevano cercare di togliere all’avversario il maggior numero di pedine possibile per vincere ed essere proclamati imperator.
Anche in antichità il gioco era considerato come un’attività educativa: i bambini, giocando, imparavano i fondamenti delle regole della vita comunitaria, come il rispetto e la lealtà, pena l’esclusione dalla società.
Ma il “balocco” possedeva anche un’altra fondamentale valenza, ovvero far comprendere a maschi e femmine, fin da piccoli, i propri rigidi ruoli all’interno della società.
Ogni epoca ha avuto i suoi giochi, preziosi custodi dei ricordi di momenti felici…
E voi ricordate i vostri preferiti?