Buon Capodanno, Siena (nel giorno dell’Incarnazione)
Arte, San Gimignano, Siena

Il 25 marzo ricorre l’antico Capodanno senese, una tradizione che è stata ripresa negli anni recenti e le cui celebrazioni sono affidate al Magistrato delle Contrade. Ma sapete perché questo speciale “Capodanno” cade proprio in questa data?
25 marzo, giorno all’incarnazione di Cristo
e antico Capodanno senese
Le solenni celebrazioni del Capodanno senese, affidate al Magistrato delle Contrade con il Comune di Siena e l’Arcidiocesi, si fondano su un’antica tradizione. Siena ha sempre riconosciuto alla Vergine il ruolo di protettrice della città, ribadendo quel legame unico tra vita politica e religiosa che storicamente la caratterizza. Se all’indomani del 15 agosto la città dedica al trionfo della Sua Regina il Palio, il 25 marzo contempla l’umiltà di Maria proclamata nel Magnificat.
Per questo motivo, Siena poneva l’inizio del proprio anno dal giorno simbolico che segna l’inizio della salvezza cristiana con l’Annunciazione.
Anche a Firenze, Lucca e Prato era in uso il calendario “ab incarnatione domini”; a Pisa invece il conteggio iniziava dall’anno precedente; Arezzo e Massa Carrara cominciavano l’anno “a nativitate”, dal giorno di Natale: per secoli era ben difficile dare una data uniforme a documenti ufficiali! Il calendario attuale, dal primo gennaio, “a circoncisione”, entrò in vigore solo nel 1749 per volere del Granduca Francesco II di Lorena e in conformità al calendario gregoriano già adottato dalla maggior parte dei Paesi europei.
In questa data, inoltre, venivano esposte le sacre reliquie dello Spedale del Santa Maria della Scala, provenienti da Costantinopoli e normalmente conservate nell’omonima cappella, mostrate, per l’occasione, da un’apposita finestra, anche allo scopo di benedire la folla dei fedeli raccolta in piazza.
Il 25 marzo si celebra dunque anche l’Annunciazione di Maria che riceve la notizia della futura nascita di Gesù, e che rappresenta la coraggiosa abnegazione di ogni donna che accetta il destino di essere madre.
L’opera da non perdere
Nel museo del Palazzo Comunale di San Gimignano si conserva una delle più poetiche rappresentazioni di questa scena, realizzata da Filippino Lippi tra il 1482 e il 1484: due tondi in cui si condensa la lezione del Rinascimento fiorentino e, insieme, della minuziosità della pittura nordica e fiamminga. L’artista gioca su una prospettiva inversa che rende le due scene indipendenti e insieme legate fra sé e l’osservatore; descrive, per velature cristalline, gli interni domestici come i dettagli del paesaggio e la tenerezza dei volti, assorti e sognanti, ispirati ai personaggi di Botticelli. Meravigliose anche le cornici, aggiunte pochi anni dopo, intagliate con foglie, fiori, frutti, pigne e legate da nastri, riferibili alla bottega di Antonio e Bartolomeo da Colle.
[credit: Filippino Lippi, Angelo Annunciante e Vergine Annunciata (1482-1484) – San Gimignano, Musei Civici: Palazzo Comunale, Pinacoteca, Torre Grossa]