“Animali fantastici e dove trovarli” nelle terre di Siena
Archeologia, Arte, San Gimignano, Sarteano

Animali fantastici e dove trovarli? Non solo al cinema ma, soprattutto, nei Musei delle Terre di Siena! Dalle epoche più remote sono infatti tantissime le specie animali e le “creature” fantastiche ad essere rappresentate negli oggetti o raffigurate in sculture e pitture.
Cosa sono i bestiari e cosa rappresentano i numerosi animali, reali e immaginari, presenti in queste opere?
L’oltretomba “fantastico” degli Etruschi
Un’aldilà inquieto ed inquietante quello degli Etruschi, nel quale animali fantastici e domestici accompagnano il defunto nel suo viaggio. Un mondo popolato di mostri, come il serpente a tre teste, avvolto in una grande spira e l’ippocampo, animale metà cavallo e metà pesce, raffigurati nella celebre Tomba della Quadriga infernale di Sarteano.
Grazie soprattutto ai contatti con la Grecia, si diffonde in Etruria un repertorio di animali fantastici che trova originale rielaborazione nelle produzioni artistiche. Il “bestiario” etrusco è infatti una miniera di suggestioni visive, evocatrici di sogni e di incubi, di paure e di attese.
Leoni, pantere, arieti, cavalli, mostri marini e creature semi-umane come centauri e sfingi alate sono eletti a vigili guardiani della quiete eterna dei morti.
I bestiari medievali
Nel Medioevo i bestiari rappresentano un vero e proprio “genere”, costituito da raccolte illustrate che descrivono gli animali e i loro comportamenti. Conoscono un rapido successo e diventano un elemento imprescindibile delle biblioteche di monasteri, alti prelati e nobili.
I bestiari infatti contengono descrizioni di animali realioppure di animali fantastici come draghi e creature marine. Questi ultimi non venivano distinti dal punto di vista zoologico ma sulla base di peculiarità caratteriali, fisiche e morali.
Ogni animale veniva così associato ad un significato e ad una simbologia ben precisa e queste raccolte avevano un’ importante funzione “didattica”. Parlando delle proprietà fisiche e morali del mondo animale, essi in realtà si riferivano ai fedeli, presentando loro modelli di virtù e di vizio.
Il bestiario sangimignanese
Orsi, cani, cavalli, civette, gazze, rondini, cardellini, pesci e maiali…attraversando le sale dei Musei Civici di San Gimignano, è possibile osservare uno straordinario bestiario dipinto nei secoli!
Nella Sala di Dante del Palazzo Comunale, proprio vicino al busto del poeta, è raffigurato un orso bianco, uno tra i primi e pochi documenti che testimoniano il suo arrivo in Europa. Emblema di potere e prestigio per i nobili che lo possedevano, l’orso incarnava virtù positive come forza e coraggio. Era anche simbolo dei peccati e dei vizi (lussuria, gola, accidia) e per questo oggetto di caccia.

Azzo di Masetto San Gimignano, Scene di torneo e caccia, San Gimignano, Palazzo Comunale, Sala di Dante
Nello stesso ciclo di affreschi di Azzo di Masetto (1289) sono raffigurati dei cani, in particolare levrieri, frequentemente rappresentati al fianco di nobili come simbolo di virtù cavalleresche. I cavalli elegantemente bardati, dipinti nel Torneo di Cavalieri, rimandano a valori di libertà, forza e bellezza e definiscono lo status sociale della nuova classe dominante. La nobiltà militare, infatti, vedeva nel cavallo il mezzo attraverso il quale distinguersi dalla gente comune.
All’interno del Palazzo Comunale sono raffigurati tanti volatili, tra cui un gufo con due gazze sulla porta della camera del Podestà, affrescata da Memmo di Filippuccio all’inizio del Trecento. Troviamo ancora il cardellino, simbolo della Passione di Cristo, dipinto nelle Madonne col Bambino di Jacopo da Firenze e di Taddeo di Bartolo (pinacoteca) e la rondine. Il suo canto, infatti, richiama quello della vittima che invoca protezione, che compare nella Maestà di Ser Cenni (1413).
Non si butta via nulla!
Nell’iconografia artistica trova un posto d’eccezione anche il maiale. L’animale è infatti rappresentato tra gli attributi di un santo molto venerato nelle nostre campagne: Antonio Abate. Per questo, è possibile scorgerlo nella Madonna col Bambino tra i santi Bartolomeo, Antonio abate e il donatore fra’ Tommaso Cortesi di Pier Francesco Fiorentino (1490 circa) e nella Maestà di Lippo Memmi (1317).
I monaci dell’ordine del Santo allevavano i porci, utilizzando il lardo che ne ricavavano a fini terapeutici, come medicamento per il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”.