A Giuseppe bambino
M'ama, non m'ama, Arte, Asciano

M’ama, mon m’ama. Continua la corrispondenza con le opere dei musei senesi. Scrivi anche tu la tua lettera…
Caro Giuseppe,
ti ho dato il nome di mio nonno. Ho sempre apprezzato quei cerchi di vite che ritornano, a ricordare i legami di famiglie, che si perdono e si ritrovano, e sperato di ritrovare in un gesto la memoria di chi ci ha preceduto.
Ti avrei fatto vestire forse così, nel primo giorno di scuola, con un fiocco azzurro e impertinente – ma forse era la moda di quando ero piccola io, fermata dalle foto di babbo, fiero del mio grembiulino nero e della voglia di imparare e di studiare che porto con me anche oggi.
Mi guardi in modo pacato e interrogativo insieme. Dove sei, mamma? – mi chiedi. Che mamma sarei stata? – mi chiedo, tutto il tempo. Non me lo sa togliere nessuno di dosso questa specie di lutto, come se io sola vedessi il limbo dei miei figli sognati e mai nati; li ho immaginati precisi come te, fino a poterli disegnare, con gli occhi belli dell’uomo che amo. Eppure, mai li vedrò crescere o affacciarsi a questa sorta di davanzale a cui ti appoggi sereno, e che divide i nostri mondi. Se fossi dall’altra parte, lì con te, passerei distratta ricordandoti di finire i compiti, e scostandoti un poco la frangia ti darei un bacio sulla fronte e mi ricambieresti alzando la testa e aprendoti in un sorriso.
Mi dispiace, piccolo mio, lasciarti lì, sospeso, su quella soglia, ad aspettarmi.
Misia
La risposta
Cara mamma,
permettimi di chiamarti così, del resto mamma è un nome che significa amore, a chiunque sia indirizzato. Il fiocco blu non sarebbe stato così composto, ma sfatto e un con un lato un po’ smangiucchiato perché a scuola, quel mattino, non sarei stato affatto un bimbo modello e la paura di deluderti l’avrei sfogata così.
Ma prima, prima dello studio, delle parole difficili, delle distrazioni trasformate in disegni e ancora in sogni, ecco, un po’ prima, appoggiato al davanzale, mi avresti rassicurato con un bacio leggero.
Si può essere “mamma” in tanti modi, e tu lo sei stata anche se fisicamente lontano, e lo sei stata di ogni creatura che hai amato. E grazie di avermi scelto tra tanti, di aver riempito con parole premurose lo spazio (solo apparente) che ci divide; di avermi fatto diventare “figlio tuo”, perché è la sola condizione necessaria al divenire.
Io crescerò e ti dipingerò. E in quella che sarà la mia arte regalerò impressioni del tuo desiderio. Per sempre. Ti renderò immortale togliendoti da un tempo sospeso, proprio come tu hai fatto con me.
L’opera
Amos Cassioli, Ritratto di Giuseppe bambino | Asciano, Museo Cassioli. Pittura senese dell’Otttocento