Lettera d’amore alla lastra fittile di Murlo
M'ama, non m'ama, Archeologia, Murlo

M’ama, mon m’ama. Una nuova lettera d’amore per le opere dei musei senesi.
Un turbinio di zoccoli e zampe flessuose,
arabeschi di una corsa incisa in terra rossa
Cavalieri e cavalli in elegante sequenza
che si sfidano snelli tanti secoli or sono.
E i fantini corrono a pelo sui cavalli
nell’impeto agitando esili frustini
In testa un copricapo che sembra familiare
Sequenze che narrano di remota poesia.
Fissando te, lastra, che gli antenati etruschi
decisero di proteggere da imminenti invasori
salta agli occhi e nel cuore una chiara domanda
Sei tu che racconti il primo Palio di Siena?
Sei tu la passione che ci scorre dentro?
Ventisei secoli sono già passati
Ma come in un sogno appare questo Palio
in te, lastra incisa da antichissime mani.
Il Primo Palio? La prima idea di una giostra
su erba, forse terra, forse in una piazza
fu davvero dei nostri antenati etruschi
che qui ne narrano la gioia e la passione?
E mai sapremo se davvero per primi
presi d’ amore per i cavalli e la mossa
corsero insieme frementi e speranzosi,
se caddero nella polvere tra gli urli e le preghiere.
Ma lasciamoci portare da questa favola bella
che tu, lastra, racconti in istanti senza tempo
culliamoci nella tenue, magica illusione
che racconti davvero il nostro primo Palio.
Sfiorarti non si può, ma solo immaginare
ciò che rappresentasti per i tuoi coevi
Un’opera che narra la gioia e la speranza
Tre minuti descritti con un’arte preziosa.
Un anonimo artista lì, su quel palazzo
volle incidere la festa, l’amore e la follia
Tanti bassorilievi di una terra rossa e calda
e anche tu tra questi, immobile e preziosa.
E noi osservandoti vediamo in te soltanto
il simbolo di una passione grande, antica
È la nostra fantasia a trasformarti, ora,
nella corsa che da secoli rende Siena un sogno.
Annalisa Coppolaro
La risposta
Correvamo spinti dalla forza della velocità, dall’impeto della gara, dalla passione.
Ci ha mosso sempre la passione.
Gareggiavamo per la gloria.
È diversa l’adrenalina che ti spinge a cercar grandezza rispetto a quella che ti muove verso la supremazia.
E lui, colui che ci ha scolpito su questa stele rendendoci immortali, ha percepito questa nostra voglia di attraversare il tempo a lunghe falcate.
E forse lo abbiamo fatto inconsapevoli anticipatori di quella corsa che per molti è sinonimo di vita.
Il tempo poteva distruggerci, liquefarci, trasformarci nella terra rossa di Siena dalla quale eravamo stati modellati.
Eppure, eccoci ancora qui, secolo dopo secolo, al galoppo, muscoli tesi (col nerbo in mano) quasi profeti di ciò che avrebbe segnato un popolo.
Vedete in noi le origini di quella che rappresenta una parte profonda della vostra esistenza, e ci immaginate correre in quella “battaglia” che chiamate Palio.
Per questo mettete i vostri passi sui nostri, e anche i cavalli seguono i loro antenati.
Così la storia diventa un filo continuo che ci unisce, perché anche da ciò che eravamo vi siete forgiati.
E noi guardiamo te, dolce donna, che ci osservi e riesci a vedere oltre all’apparenza, oltre alle figure in rilievo, quasi riuscissi a cogliere il nostro galoppo che cerca di attraversare la materia, a leggere i nostri pensieri e a sentire i battiti del nostro cuore. Che all’unisono battono con il tuo, con il vostro.